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I Pommodors, blues band di Bari

POMMODORS: JAZZ E BLUES 100% MADE IN BARI

I CLASSICI DELLA MUSICA IN DIALETTO BARESE

di Maria Liuzzi

 

Un progetto barese al 100%, che sta conquistando consensi a macchia d’olio, anche al di fuori dei confini del capoluogo pugliese. Voce, piano, contrabbasso e batteria, ovvero i Pommodors: quattro amici che hanno convogliato la comune passione per la musica in un cd davvero interessante, volto al recupero di quelle indimenticabili sonorità blues e jazz in voga negli anni dal ’50 al ’70. Fin qui, cari lettori, non vi sarete minimamente scomposti, in fondo non c’è niente di nuovo nell’andare a ripescare brani bellissimi ed oramai sconosciuti ai più, riportandoli a nuova vita… Il dettaglio assolutamente non trascurabile è che il blues-jazz dei Pommodors parla una lingua decisamente familiare, un dialetto barese capace di conquistare immediatamente la platea, creando un feedback davvero notevole. Non si tratta però di testi scritti per semplice assonanza, i Pommodors propongono traduzioni fedeli del brano originale, che rispettano metrica e rime, insomma una traduzione filologica per far comprendere al pubblico la bellezza e le tematiche del blues, e giustificare il recupero di una musica oramai destinata quasi esclusivamente ad un pubblico d’élite. Il Gruppo nasce a metà del 2004, da un’idea di Mimmo Pugliese e Francesco D’Elia, rispettivamente al contrabbasso ed alla voce, con alle spalle un percorso musicale completamente diverso: Mimmo (Specialista in Medicina Interna ed Angiologia al Policlinico di Bari) autodidatta con esperienza ventennale nel mondo del jazz, Francesco (creativo in un’agenzia pubblicitaria) con un passato da musicista hard rock. In comune la voglia di ascoltare e recuperare la musica che li aveva appassionati durante l’adolescenza, musica che nonostante le varie e fortunate “operazioni di recupero” (vedi Michael Boublè) sembrava essere caduta nel dimenticatoio. Gli altri componenti della band sono tutti musicisti professionisti e molto richiesti: Peppe Fortunato al piano e Renato Ciardo alla batteria. le tematiche della tradizione blues I Pommodors muovono i primi passi ricreando fedelmente i suoni dell’epoca, senza maquillage elettronico, ma qualcosa comincia a muoversi davvero quando, durante un loro concerto, propongono un brano che Francesco D’Elia aveva tradotto in dialetto quasi per gioco: It ain’t nobody business di Porter Grainger & Everett Robbins, che diventa Addò stae scritt (ca so’ fatt tue?). Una scelta non casuale quella dell’idioma barese, vista l’impossibilità della lingua italiana di adattarsi alla metrica del jazz e la natura monosillabica del barese, molto simile all’inglese. Il pubblico risponde in modo entusiastico, per i Pommodors si apre una nuova strada per cantare il disagio economico, urbano e sociale, da sempre tematiche della tradizione blues. Lentamente, il modo di proporsi agli spettatori cambia, facendo sempre più proseliti. A Natale dello scorso anno il debutto del nuovo spettacolo, con brani tutti rigorosamente “tradotti” (compito svolto prevalentemente da Francesco d’Elia), e la grande sorpresa - durante le esibizioni allo Zenzero di Bari ed al Mavù – di scoprire che il pubblico conosceva a memoria i loro testi. Segno inequivocabile che loro primo cd omonimo autoprodotto si vende, nonostante la mancanza di un distributore ufficiale. Un fenomeno tutto barese destinato all’esportazione massiccia e del quale sentiremo molto parlare: noi vi consigliamo di seguirli nella loro estate calda, che li porterà in giro per la nostra bella Puglia. Qualche data: il 6 luglio a Taranto, il 27 luglio al Teatro del Consorzio di Rosa Marina, il 14 agosto al Trappeto Beach di Monopoli. E per chi volesse una piccola anticipazione… vi lasciamo con la traduzione secondo i Pommodors di “Blues is a Woman”.
 


Sta femmen’ je nu blues

Stu blues je na femmene vestuta gnore,

te trase jinde p’arrobbart u core

t’acciaffe pe la mane, t’svache chiane chiane

e po’ aqquann se ne vae, tu t’addmanne ce camp a ffae

U gio’ sta femmen’ je nu blues

Sta femmen’ je pesce de na malatije,

je nu male de cape ca nan vole guarije

e tutta la nottate rimmane addisctate

e u film ca vide je semb u stess

s’intitolesc “sij nu fess”

U gio’ sta femmen’ je nu blues

E mo’ ca te stae a bijve amare stu velene

Recurde quant te discern’ nan n’vale la pene

Percè stae u blues ijnd all’aneme de chessa uagnedd

Jè come a la scommoneche e mo’ la tijne n’guedd

T’aveven’ avvertute e nan ge sij credute

Mo’ nan stae cose ca te dae prisce

Nan vide cchiù nemmanche l’amisce

U gio’ sta femmen’ je nu blues

U gio’

Stae a ssind u gio’

Nan la sij penzann cchiù

Sta femmen’ je nu blues

Te fasce soffrej

Sta femmen’ je nu blues

 

 

 

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